Radio nell'URSSSulla storia dell'emittente radiofonica “Radio Mosca” oggi “Voce della Russia”
L’emittente dei programmi radiofonici in lingue estere è stata istituita nell’URSS nel 1929. Curata dal Komintern, Internazionale Comunista, trasmetteva inizialmente in tre lingue: tedesco, inglese e francese. Secondo le testimonianze lasciateci dai veterani di Radio Mosca, come allora si chiamava, i primi programmi in lingua italiana risalgono al 1933. All’inizio erano irregolari, avevano una durata di 10 — 15 minuti e comprendevano in linea di massima le informazioni della TASS, l’Agenzia ufficiale sovietica.
Si è dovuto attendere l’autunno del 1937 perchè iniziasse a funzionare regolarmente una Redazione italiana che allora veniva chiamata “Sezione italiana”. In qualità di redattore capo è stato nominato il comunista italiano Del Magro, ex capostazione di Livorno, costretto al abbandonare l’Italia per sfuggire al carcere fascista. Insieme a lui sono venuti a lavorare alla Sezione italiana di Radio Mosca gli altri comunisti emigrati – Pavesi di Milano e Manservigi di Torino.
Radio Mosca, scriveva Luigi Amadesi, “trasmetteva i documenti dell’Internazionale comunista e del Partito comunista sovietico e svolgeva un’intensa propaganda socialista. Per quanto riguarda l’Italia noi trasmettevamo, in più, quasi tutti i materiali e le informazioni che pubblicava la stampa clandestina del PCI e La Voce degli italiani, finchè potè uscire a Parigi, e scrivevamo articoli di polemica politica e ideologica contro il fascismo”.
La Direzione di Radio Mosca puntava a trovare, per le Sezioni che trasmettevano all’estero, dei giornalisti russi che conoscessero le rispettive lingue. Però fino allo scoppio della guerra, nella Sezione italiana non vi sono stati specialisti di questo rango. Come ricordava Amadesi, ognuno faceva il redattore, redigendo i notiziari e le rassegne stampa, il traduttore dei testi russi e poi si sedeva davanti al microfono. Il lavoro era faticoso e per renderlo più agevole nel 1940 è stata costituita la Redazione russa con il compito di preparare in modo centralizzato i notiziari, interni ed internazionali, articoli sulla politica dell’URSS, programmi musicali e letterari.
Alla fine degli anni trenta del novecento in Unione Sovietica esistevano già apparecchi di registrazione. Si trattava però di impianti ingombranti dal risultato insoddisfacente specialmente per trasmettere sulle onde corte e medie, zeppe di interferenze atmosferiche o provocate dalle altre trasmettenti. Per ovviare a questi inconvenienti i programmi musicali, con la partecipazione di note orchestre e celebri cantanti, venivano trasmessi in diretta.
In quelli anni nell’Unione Sovietica era molto popolare un cantante lirico del Tetro Bolshoj, il basso Mark Reisen. Lui conosceva anche molto bene l’italiano e prendeva parte ai programmi di Radio Mosca non solo come cantante ma come autore di trasmissioni sulla vita culturale del Paese.
Quando, nel 1937, stavano per incominciate le trasmissioni regolari di Radio Mosca in lingua italiana i rapporti ufficiali interstatali tra l’URSS e l’Italia fascista erano buoni e il governo di Mussolini ha fatto sapere che non avrebbe ostacolato la ricezione dei programmi radio sovietici in Italia e gli ascoltatori avrebbero anche potuto corrispondere con Radio Mosca. Luigi Amadesi così ricordava quel periodo: “All’invito che avevamo rivolto ai nostri ascoltatori di scriverci sulle condizioni di audizione, sui problemi che desideravano che fossero trattati, con grande sorpresa ricevemmo, oltre che dagli italiani emigrati, centinaia di lettere direttamente dall’Italia. Naturalmente vi erano lettere di fascisti che ci coprivano dei peggiori insulti, ma si trattava di una piccola minoranza. In generale i nostri interlocutori, anche dicendosi fascisti, ci chiedevano le più diverse notizie e delucidazioni sulla vita sovietica o mettevano in dubbio la validità del marxismo-leninismo che di solito conoscevano assai male”.
Un emigrato italiano scriveva il 17 dicembre del 1937 dalla Francia: “Ogni sera ascolto con molto piacere le trasmissioni in italiano. Sono rimasto particolarmente commosso nel sentire a fine programma le note dell’Internazionale. Non vi ascolto da solo, ma insieme alla mia famiglia: mia moglie e sei figli. Vorrei ricevere il testo delle vostre trasmissioni per poterle diffondere fra i compagni comunisti e socialisti”.
Radio Mosca rispondeva a tutti i suoi ascoltatori cercando di assecondarne le richieste. Ma la tolleranza del governo italiano non durò a lungo. Fu vietato ogni contatto postale; successivamente, per aver ascoltato Radio Mosca, si finiva in galera.
Dopo l’aggressione nazista contro l’Unione Sovietica del 22 giugno del 1941, alla quale si è subito aggregato Mussolini, per Radio Mosca è sorto il problema di che carattere dare alle trasmissioni in lingua italiana. Ce ne parla Luigi Amadesi nei suoi ricordi di Radio Mosca sulle colonne di Rinascita del 1969: “Si tenne una riunione ad alto livello per discutere la questione e diede precise direttive. Per noi esse si potevano riassumere nella formula: attaccare in tutti i modi il fascismo, non dire nulla che potesse urtare il sentimento e la dignità nazionale del popolo italiano, chiamare gli operai, contadini, tutti gli italiani alla lotta più decisa contro il regime fascista. Questa linea fu seguita in modo coerente fino al termine della guerra”.
A Radio Mosca si sono messi a lavorare con impegno durante la guerra intellettuali di spicco, come Ilia Erenburg, uomini politici, esperti militari. Tutti i loro scritti venivano tradotti in italiano. Ovviamente al centro dei programmi di Radio Mosca c’erano i comunicati dell’Agenzia di stato chiamata “Bureau sovietico d’informazione” che illustrava la situazione sul fronte, i documenti ufficiali del partito e del governo sovietici, i bollettini sulla situazione interna ed estera, le notizie sulla vita nelle retrovie. “Ore e ore di trasmissioni, — ricordava Luigi Amadesi — con 80 – 100 pagine da tradurre in fretta. Non esisteva orario di lavoro. Eravamo sempre alla Radio”.
Ruggero Grieco ci ha lasciato nei suoi ricordi una testimonianza sullo stile giornalistico di Radio Mosca: “Il giornalismo sovietico, al quale dovevamo attenerci, salvo per la contropropaganda, è assai diverso da quello occidentale. Il giornalismo sovietico in generale e specialmente quello che si occupa della politica estera, è fondato sui fatti accertati. Il sensazionale era bandito dalla pubblicistica sovietica”. Come esempio Grieco ha menzionato il comunicato finale sulla disfatta dell’Armata di Von Paulus accerchiata a Stalingrado: “Un arduo rapporto, in stile di caserma senza fronzoli d’aggettivazioni e frasi sonore per annunciare che era stata vinta la più grande battaglia della storia. Questo modo di informare, anche attraverso la Radio, era più demoralizzante per il nemico della cosiddetta “battaglia delle onde”. Durante la guerra anche la Radio di uno stato è uno strumento di guerra che agisce sul nemico. E Radio Mosca ha assolto naturalmente questa funzione”.
Dopo la disfatta dell’ARMIR, nell’inverno fra il 1942 e il 1943 Radio Mosca si è messa a trasmettere gli elenchi dei prigionieri chiedendo agli ascoltatori di informarne i parenti. Che queste informazioni potessero raggiungere le persone interessate abbiamo avuto la prova molto più tardi e precisamente nel 2000 quando uno dei componenti della Redazione italiana è stato in Italia.
Con la fine della guerra le trasmissioni per l’estero hanno subito un taglio notevole. Era venuta a mancare la necessità di una guerra dell’etere. Le trasmissioni in italiano sono state ridotte ad un’ora e mezza. Però scoppiata la guerra fredda si è capito che le trasmissioni in lingue estere avevano ancora una funzione di grande importanza. Così nel 1949 la Redazione italiana ha avuto a sua disposizione due ore al giorno di trasmissioni. Col tempo si è arrivati a tre ore e poi a tre ore e mezza.
Ma torniamo, per concludere, ai ricordi di Sergio Soglia: “Il collettivo redazionale sovietico era numeroso e giornalisticamente dotato. L’età media del gruppo non raggiungeva i 30 anni. Quasi tutti, in tempi successivi, verranno in Italia come corrispondenti della Radio, della Televisione, di giornali o agenzie giornalistiche”,
Alcuni di loro, dopo la missione in trasferta giornalistica in Italia, sono rientrati in Redazione, ricchi dell’esperienza professionale e umana, per consolidare quelle basi dello spirito di italianità nel lavoro quotidiano di Radio Mosca. L’Emittente ha cambiato poi il nome in “La Voce della Russia” cambiando anche lo stile dei programmi, diventati più informativi e meno propagandistici.